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“Stravedamento”. Paolo Fidelfatti svela il segreto delle sue magnifiche foto
Paolo Fidelfatti di professione non fa il fotografo. Eppure sono in moltissimi a conoscerlo per le sue magnifiche foto che, con generosità, pubblica spesso su Facebook, suscitando grande ammirazione. In particolare stupende le sue immagini che ritraggono la nostra amata Chioggia.
Ho sempre pensato che le cose belle vadano condivise, per questo ho chiesto a Paolo di parlarci del fenomeno dello “stravedamento” e di svelarci i suoi segreti per provare ad ottenere foto spettacolari come le sue.
Stravedamento è un termine chioggiotto usato dai pescatori per definire un’orizzonte nitido e ben visibile.
Le condizioni metereologiche necessarie sono ben precise: la presenza di umidità nell’aria è azzerata e la mancanza di rifrazione è favorita da forti venti che allontanano la coltre di foschia (smog, nebbia e polveri) normalmente presente nella parte vicina al suolo. È così possibile una visione nitida dell’orizzonte e la percezione di avvicinamento. A Chioggia, in particolare, il fenomeno permette lo spettacolo della splendida cornice delle Alpi Dolomitiche sulla nostra laguna. Da Chioggia, in queste particolari giornate, è possibile vedere tutto l’arco alpino, le Dolomiti e le montagne della Carnia.
Forte San Felice, Sottomarina. 7 febbraio 2013
Fotografare questo fenomeno è relativamente facile. Un buon cavalletto, una reflex dotata di un teleobbiettivo o zoom che permetta di utilizzare una lunghezza focale da un minimo di 100 mm di lunghezza focale in su. Per spettacolarizzare l’effetto di avvicinamento, un 300mm è perfetto.
Un’altra cosa da tenere presente è la tecnica di ripresa. Usate la messa a fuoco manuale; lavorate con diaframmi centrali, utilizzate iso bassi (la sensibilità del sensore dovrebbe restare sui 100/200 iso); non utilizzate, se possibile, il sistema VR ( antivibrazione dell’obbiettivo) in mancanza del cavalletto.
Trovate poi un punto di appoggio stabile– un parapetto, un muro, un palo della segnaletica- l’importante è che la macchina sia messa in condizione di non creare il micromosso; l’ideale è utilizzare un cavetto per lo scatto, o l’autoscatto. Anche la tecnica di sollevare lo specchio della reflex prima dello scatto è vincente.
Altro parametro da rispettare è il punto di messa a fuoco. Con calcoli adeguati si trova il punto di iperfocale, cioè il punto da cui tutto quello che viene inquadrato risulta relativamente a fuoco. Ci sono tabelle che, in base al tipo di focale, permettono di sapere e valutare da che punto della scena il panorama risulterà nitido. In alternativa si può usare il vecchio e sempre valido sistema di utilizzare il pulsante di chiusura del diaframma, posto sul corpo macchina, per verificare la profondità di campo.
Non dimentichiamo che la composizione della scena è di fondamentale importanza per non rendere banale lo scatto. Quindi, l’inserimento o l’esclusione di oggetti che potrebbero distogliere l’attenzione al fenomeno và valutata con attenzione.
Ingresso di un peschereccio nella laguna di Chioggia con le Dolomiti nello sfondo
Ricordiamoci che non esiste niente di più nitido e perfetto dell’occhio umano. La definizione, la percezione di colori e lo scenario, sommate all’emozione di un panorama, non possono essere rese da nessuna macchina fotografica, qualsiasi costo abbia. Spetta alla sensibilità di chi scatta e poi riporta- anche con qualche correzione fotografica- restituire le emozioni ed i colori del momento fissato nell’immagine.
Ricordiamoci che la parola “ fotografia” nasce da “scrivere con la luce”. Quindi vi auguro di scrivere e dipingere tantissimo con la luce.
– Paolo Fidelfatti (Fidel)