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Studenti a Chioggia, la Dad non piace: è noiosa e manca il contatto con gli amici
In questi giorni di zona rossa gli studenti sono tornati a vivere un’esperienza scolastica solo a distanza, la Dad, che però sembra deludere la maggior parte di loro. Lo racconta Francisco Panteghini un’insegnante di italiano di scuola secondaria di primo grado: “L’arrivo della zona rossa ci ha privato di una routine settimanale che stava dando ottimi risultati”.
Panteghini ricorda alcuni progetti a cui stava lavorando con i suoi studenti: “Oltre alla didattica tradizionale era partito il progetto Orto, un appuntamento quasi settimanale con il lavoro a gruppi e un progetto di aiuto tra studenti (progetto “Tutor”) che cercava di sostenere gli studenti più in difficoltà con le competenze dei più brillanti e disponibili. Con i ragazzi di prima eravamo in avvio di una unità didattica sulla poesia e la lettura espressiva che, fatta al computer, perde di enfasi ed emozione”.
Progetti ora fermi al palo in attesa che si ritorni alla scuola in presenza. L’insegnate ha deciso di sentire anche il parere dei ragazzi sulla didattica a distanza: “La mia scuola era ben preparata all’evenienza della Dad e in due giorni siamo stati in grado di riorganizzare completamente l’orario e attivare anche un servizio di didattica ordinaria per piccoli gruppi di studenti in difficoltà. Ottima la dotazione di mezzi ed efficaci i programmi della Gsuite”.
Nonostante tutto però molti studenti, secondo quanto raccontato da Panteghini preferiscono decisamente la scuola tradizionale.
“Il primo elaborato che ho chiesto ai miei studenti di terza media – ci racconta l’insegnante- è stato un testo argomentativo con il loro parere pro o contro la didattica a distanza. Con sorpresa il 55% hanno argomentato contro la dad e ho notato anche una certa sovrapposizione tra studenti ad alto profitto e avversione alle lezioni in videoconferenza. Gli studenti dal basso profitto invece hanno evidenziato la comodità di stare a casa, mangiare quando vogliono, fare meno ore e potersi rilassare anche durante la lezione”.
Ecco l’opinione espressa da una studentessa: “La didattica a distanza è stata effettuata negli ultimi anni allo scopo di fare lezioni anche con una pandemia globale. Però per me non si può definire scuola quella che stiamo facendo, perché ha dei problemi. Ad esempio non puoi più dialogare con i compagni durante la lezione o la ricreazione. Oppure se hai problemi di connessione non riesci a seguire la professoressa o il professore e di conseguenza non segui la lezione. Stando cinque o sei ore con i dispositivi tecnologici la lezione ti risulta molto più noiosa, e ti fanno male gli occhi.
Poi non puoi più fare i lavori di gruppo: magari facendoli per certi la lezione la trovano più semplice perché ti puoi confrontare con i compagni. Quando hai ginnastica devi fare due ore di teoria perché non essendo in palestra non si può fare pratica.
Per chi ha difficoltà è ancora più difficile capire la spiegazione in didattica a distanza. Questi sono solo alcuni esempi per cui io sono contro la dad e non la chiamo scuola”.
Conclude Francisco Panteghini: “Non ci resta che sperare di poter tornare in tempi brevi alla Scuola, quella vera, lasciando alle emergenze gli strumenti della didattica a distanza”.