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Una barca interamente “bio”, c’è anche un ingegnere chioggiotto nel progetto

Il tema della sostenibilità ispira il progetto di due ingegneri navali di realizzare una barca interamente bio, sono Luca Cavallarin, 30 anni di Chioggia e Andrea Galluppo.
Scrive Luca Cavallarin sulla sua pagina Facebook: “Il progetto è stato sviluppato con Andrea Galuppo amico, collega ed ex compagno di studi con il quale abbiamo pensato da zero questa barca”.
In verità un lavoro che ha coinvolto tutto il loro studio di progettazione STS Ship Technical Service, scrive ancora Cavallarin: “Durante tutti questi mesi di lavoro siamo stati aiutati da tutto il team di STS in particolare Rudi Capizzi e Elisabetta Broccato che hanno permesso l’inizio di un progetto di ricerca e sviluppo, Diego Marcosanti e Mattia Tiozzo che da appassionati di barche ci hanno dato innumerevoli consigli”.
L’ingegnere chioggiotto racconta così la nascita del progetto: “Abbiamo avviato il progetto con lo scopo di introdurre un materiale riciclabile per la costruzione di barche da utilizzare all’interno della laguna nel tentativo di sostituire gradualmente l’uso della vetroresina che invece non è riciclabile.
La barca avrà bisogno di meno manutenzione, rispetto a quelle tradizionali, perché essendo costruita con materiale plastico resiste agli urti senza fessurarsi oltre al fatto che non soffre di osmosi come la vetroresina, di corrosione galvanica come l’acciaio o l’alluminio e non corre il rischio di marcire come succede al legno. A fine vita inoltre potrà essere riciclata come una comune bottiglietta d’acqua. Il materiale di costruzione è poco poroso, tende a far aderire male eventuali alghe allo scafo che di conseguenza, con l’utilizzo della barca, vengono via senza l’applicazione di un’antivegetativa. Dai test eseguiti lasciando delle lastre di questo materiale immerse in acqua per otto mesi abbiamo verificato che le piccole formazioni di alghe vengono via passandoci sopra semplicemente un dito”.
Continuano intanto i test sulla resistenza dell’imbarcazione: “Il prototipo – scrive Cavallarin- adesso è ormeggiato in una darsena di Mestre e non tenuto al riparo proprio per continuare questa fase di test.
Abbiamo infine scelto forme dello scafo volutamente strane per sottolineare l’unicità di questa barca. Dato che per la costruzione non sono necessari stampi potranno essere realizzate in futuro anche barche con design estetici più classici adattandosi alle richieste degli acquirenti”.