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Pianeta 309, la Romea vista da Manfrin e Ciriello in esposizione al Caffè degli Artisti
Per alcuni giorni gli scatti di Terry Manfrin e Riccardo Ciriello dedicati alla Strada Statale Romea 309 sono in esposizione presso il Caffè degli Artisti a Sottomarina.
I due fotografi chioggiotti da alcuni mesi hanno aperto una pagina Facebook che si chiama Pianeta 309 dove raccontano la storia di questa frequentatissima arteria stradale.
Raccontano i due così la loro iniziativa: “Nel 2008 ci siamo chiesti se la strada Romea possa essere solo un luogo di morte – dice Ciriello-. È giusto che una strada di epoca romana, con 2000 anni di storia, possa essere identificata esclusivamente come palcoscenico di tragedie?
Da allora abbiamo iniziato una sorta di indagine che, da appassionati di fotografia, – continua Ciriello – ha visto l’utilizzo del mezzo fotografico per cercare altri volti, altri destini, di questa strada”.
“In quasi 14 anni abbiamo realizzato migliaia di scatti che documentano la vita in Romea, la sua natura, la vita di chi la percorre – dice Manfrin -. Se la Romea non è solo morte, allora può diventare arte”.
L’attuale Strada Statale 309 Romea è lunga 126,770 km e collega Ravenna a Venezia. Secondo un rilevamento statistico svolto dall’ACI in collaborazione con l’ISTAT, nel 2006 la strada Statale 309 Romea è stata la strada più pericolosa d’Italia per numero di incidenti stradali per chilometro (1,7) e per numero di decessi per incidente (10%). Basti pensare che, secondo dati ANAS, nel tratto di Campagna Lupia (Venezia) nel 2016 sono transitati una media giornaliera su base annua di 13.518 veicoli leggeri e 3.094 mezzi pesanti al giorno: un veicolo ogni 5,2 secondi.
“La Romea, come la vediamo ora, è stata costruita una sessantina di anni fa – continua Ciriello -. Prima di allora questa porzione di territorio, il Delta del Po in particolare, era completamente sconnesso dal resto del mondo e solo la costruzione della strada ha permesso lo sviluppo economico, turistico e artigianale di intere località, strappandole dalla miseria più crudele.
Questa esposizione vuole essere il nostro triste canto di lode per una strada ora solo odiata, per chiederne il rispetto, non solo da parte delle istituzioni, ma anche di chi la vive ogni giorno”.