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Un caso di West Nile, il primo nel 2022 nel territorio dell’Ulss 3 Serenissima
I sanitari dell’Ulss 3 Serenissima hanno registrato il primo caso di contagio nell’uomo da West Nile Virus nel territorio dell’Azienda sanitaria veneziana: si tratta di un paziente ricoverato nel reparto di Terapia Intensiva dell’Ospedale di Dolo.
Il Dipartimento di Prevenzione ha effettuato le necessarie segnalazioni, e ha messo in atto ogni verifica conseguente. “Da una prima analisi del caso – spiega il Direttore, il dottor Vittorio Selle – non sono stati rilevati altri casi ‘vicini’ nello stesso ambito geografico di residenza del paziente. Non c’è quindi evidenza di un cluster locale”.
“Siamo di fronte ad un primo caso di malattia nell’uomo in questa estate – continua il dottor Selle -, che potremmo purtroppo definire atteso, vista la presenza del virus nell’insetto portatore, già evidenziata nei giorni scorsi, e visto il verificarsi di altri casi nei territori circostanti nelle recenti settimane. Il Dipartimento di Prevenzione opera come ogni anno in collaborazione con le Amministrazioni civiche per l’azione di disinfestazione preventiva e per l’attivazione di tutte le buone pratiche che possono limitare la diffusione del vettore. Attraverso i Comuni si svolge anche un’azione capillare di allerta alla popolazione, perché collabori alle azioni di contrasto”.
Nel sito dell’Ulss 3 Serenissima sono a disposizione, aggiornate, le informazioni all’utenza sulla malattia e sulle buone pratiche della prevenzione.
Virus West Nile, cos’è?
Si tratta di un virus isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda dal sangue di una donna con sintomatologia febbrile, proveniente dal distretto di West Nile (da cui il nome West Nile disease). Il virus è diffuso principalmente in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America. Negli ultimi anni sta circolando in Italia, soprattutto al Nord. La maggior parte delle persone infette – spiega l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) – non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, sfoghi cutanei. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette, in genere anziani o soggetti debilitati, e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma.
Trasmissione
La febbre West Nile si trasmette attraverso la puntura di una zanzara infetta, non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. Il virus infetta anche altri mammiferi, soprattutto equini, ma in alcuni casi anche cani, gatti, conigli. Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.
Diagnosi
La diagnosi viene effettuata attraverso test di laboratorio effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa.
Prevenzione e trattamento
Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento – spiega l’Iss – la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare. Non esiste neanche una terapia specifica. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.