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Inizia un nuovo anno scolastico, il bellissimo messaggio di un insegnante: “I care, mi sta a cuore!”
Scritto da ChioggiaTV il 11 settembre 2022 alle 18:09

Inizia lunedì 12 settembre un nuovo anno scolastico. Quanti pensieri nei bambini, ragazzi e giovani che da domani torneranno a sedersi sui banchi di scuola, in un anno che ci si augura sia il più “normale possibile” dopo questi anni così complicati. Ma quanti pensieri anche nelle menti degli insegnanti e professori per dare il meglio alle future generazioni.
Un’insegnate di scuola superiore Concetta Riccottilli ha scritto per il settimanale diocesano Nuova Scintilla un augurio per il nuovo anno.
Lo riportiamo per intero, augurando il meglio agli studenti di tutte le età e ai loro insegnanti!
Qualche parola per l’anno che verrà
Una torrida sera nel cuore dell’estate, una notifica sul cellulare: “Ciao Prof, ho scritto una lettera alla ragazza di cui mi sono innamorato. Me la può correggere?”. Segue la foto di due fogli su un tavolo, fittamente scritti in bella grafia, a penna, in corsivo. Due pagine intere per una lettera d’amore! C’è così tanta potenza in questo messaggio, sufficiente per prendere la rincorsa e saltare verso il nuovo anno scolastico che sta per cominciare.
“Ciao, Prof”: innanzitutto, la relazione. La Vita chiama la Scuola, e ne reclama la presenza anche in vacanza, anche se è trascorso un tempo immemore dall’ultimo saluto. Il potere ipnotico delle vecchie foto di classe, la tenerezza di un incontro con l’anziana maestra, certi sogni di scuola che ricorrono anche se sei in vista della pensione, ci ricordano, oggi, che occorre lavorare su questo orizzonte di senso, sulla dimensione dell’oltre e del “più in là”. Mi piace pensare che ogni ciclo ha la durata di nove mesi: un tempo fecondo per la gestazione di cuori e di saperi. Nove mesi che ci allacciano idealmente all’idea di insegnamento come “maieutica”, ovvero l’arte di dare alla luce, far emergere talenti e risorse inaspettate.
In secondo luogo, mi colpisce la parola, la parola scritta a mano. Nell’approccio alla letteratura, si incontra il celebre indovinello veronese: “Se pareba boves, alba pratalia aràba…”. Immaginate un giovane monaco, annoiato dalla copiatura di antichi testi, scrivere a margine del suo lavoro un piccolo enigma che passerà alla storia, non essendo più latino, e non ancora volgare: “Teneva davanti a sé i buoi, arava bianchi prati, e un bianco aratro teneva e un nero seme seminava”. La mano, il foglio bianco, l’inchiostro. Nell’era del tutto digitale, mentre c’è chi propone l’abolizione del corsivo e della scrittura a penna per sollevare i bambini dalla fatica di apprendere e per un’equivoca idea di inclusione, le neuroscienze ci ricordano i benefici della scrittura a mano, che stimola lo sviluppo cognitivo, coinvolgendo aree fondamentali del nostro cervello. Quante volte il foglio bianco ci ha fatto paura: il foglio bianco è invece la grande occasione! Questa estate ci ha strappato drammaticamente un padre della lingua italiana: Luca Serianni è stato, per molti docenti di lettere, un insostituibile maestro. Lo scorso aprile, in diretta dal suo studio, si parlò del ripristino della prima prova scritta all’Esame di Stato. Mano, foglio bianco, penna, intelletto. Quanto basta a scrivere una lettera d’amore, ma anche un’arringa di difesa, un diario di viaggio, un racconto, un programma politico. Serianni era solito raccomandare agli insegnanti l’uso della penna verde, a fianco di quella rossa, per “vergare” i passaggi più belli e significativi, per ricordarci, insomma, che sempre occorre evidenziare i punti di forza, e non solo i punti di debolezza.
Eccoci quindi, alla terza parola suggerita dal mio studente innamorato: l’Amore, appunto. È San Paolo, nel suo Inno alla carità, a darci la chiave di lettura: “Se anche parlassi la lingua degli uomini e degli angeli[…]ma non avessi l’amore, non sarei nulla”. A ricordarci che il nostro sapere vale così poco, se non passa attraverso la porta del cuore e dell’emozione, in una dimensione che supera il nostro sguardo limitato: “Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”.
Nel poco spazio che mi resta, giunge uno slogan, piccolo e colossale, a concludere, da appendere in classe il primo giorno di scuola: “I Care”: “Mi importa, mi sta a cuore”. È il lascito di don Milani, a quasi cent’anni dalla sua nascita. Mi stanno a cuore questi figli, mi sta a cuore l’Italia che verrà, mi sta a cuore la Costituzione, mi stanno a cuore l’ultimo e l’emarginato, mi sta a cuore la Terra. E quanto altro, ciascuno lo sa. Mi sta a cuore perfino una piccola lettera d’amore che mi ricorda che si deve ancora credere nelle cose buone e vere. Tutto ciò che saremo in grado di costruire nelle nostre lezioni, sarà mattone per il futuro. Buon anno nuovo a tutti, e una penna verde sempre a portata di mano.