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Erika Baldin (M5S) e Barbara Penzo (PD): «Chioggia rischia concretamente di perdere l’Università di Padova»
La città di Chioggia rischia di perdere l’Università di Padova, e pure il Museo Olivi. L’informazione è stata comunicata in conferenza stampa da Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale del Veneto, e da Barbara Penzo, consigliera comunale del Partito Democratico: «Avevamo chiesto e ottenuto un incontro con la rettrice Daniela Mapelli -spiega Baldin- al fine di sottoporre all’ateneo antoniano la possibilità di acquisire all’asta l’ex complesso monastico di Santa Caterina, che langue da vent’anni».
E invece, la doccia fredda: «In piena franchezza -continua Penzo- la massima responsabile dell’importantissima istituzione culturale ha prospettato l’ipotesi assai concreta che l’Università di Padova abbandoni la sede di palazzo Grassi, a causa delle inadempienze dell’amministrazione comunale chioggiotta». Da quasi due anni, infatti, è scaduta la convenzione tra i due enti per la gestione del plesso, che ospita le lezioni di Biologia del Mare (frequentate da circa novanta studentesse e studenti) e l’interessante allestimento del Museo Olivi, con la collezione di fauna lagunare e adriatica.
«Né il sindaco né alcun assessore o assessora -proseguono le due esponenti politiche- ha risposto, in questo lungo periodo, alle ripetute sollecitazioni giunte da Padova, le quali prospettavano l’urgenza di effettuare alcune opere pubbliche all’interno del plesso, necessarie a ottenere i certificati di sicurezza previsti per legge». Soprattutto, in vista della stagione invernale, è emerso come le aule non siano riscaldate a dovere: per questo non c’è più tempo da perdere, se di tempo ne viene concesso ancora.
Solo la dirigente Daniela Ballarin ha finora interloquito a livello istituzionale, nei limiti delle proprie competenze: «E pensare -nota Erika Baldin- che l’Università si è offerta di realizzare a proprie spese i lavori in questione, sebbene siano di pertinenza del bilancio comunale». Aggiunge Barbara Penzo: «Sarebbe stato sufficiente che il primo cittadino, l’assessore Angelo Mancin o l’assessora Elena Zennaro avessero firmato le richieste pervenute per accelerare le pratiche. Un atteggiamento del tutto ingiustificabile, e inammissibile per un ente pubblico». Gli accessi agli atti da parte dell’opposizione hanno portato alla conferma che i rapporti si sono interrotti, “lost in translation”.
A questo punto è inevitabile che la vicenda si riverberi nel piano istituzionale: «Chiedo con forza la convocazione di una seduta della competente Commissione consiliare -annuncia la consigliera del PD- e di sicuro predisporrò le opportune interpellanze e interrogazioni. Nel 2021 il Consiglio aveva votato con sole due astensioni un ordine del giorno che impegnava il Comune a partecipare all’ennesima asta per il convento delle ex Canossiane, e già un anno fa l’Università di Padova aveva inviato una lettera d’intenti che manifestava interesse per la stessa struttura, collaborando con la città».
Conclude Erika Baldin: «Una delle principali accademie italiane ed europee ha deciso di potenziare la propria presenza a Treviso, a Vicenza, a Rovigo, e di andarsene da Chioggia. Questo mentre qui ci si straccia le vesti per la fuga dei cervelli e la crisi della residenza. Il danno procurato da Armelao e dai suoi non sarebbe solo verso l’Università, ma nei confronti dell’intera città. Se c’è qualche altro progetto differente per palazzo Grassi e i laboratori di San Domenico restaurati dalla giunta 5 Stelle, che lo dicano. Ma la paura fondata è che non ci sia alcuna idea, né alcun interesse verso la conoscenza».